La loudness war è finita? Forse

La loudness war è finita? Forse

Prima di parlare di loudness war ed entrare nel vivo dell’argomento è d’obbligo approfondire alcuni concetti.

Ogni traccia ha un limite massimo di volume a cui può suonare. Senza entrare in approfondimenti che meriterebbero diversi articoli, diciamo che nel mondo del digitale il limite di volume è rappresentato dallo 0dBFS (lo zero nelle DAW per intenderci).

Oltre questo volume i convertitori DA (Digitale à Analogico) non riescono a capire come trasformare in corrente (necessaria a far muovere i coni delle casse) i dati in ingresso e il suono risulta corrotto (click, drops etc etc).

Se questo concetto è chiaro, va capito il secondo concetto fondamentale: l’RMS.

L’RMS (Root Mean Square) può essere riassunto come il volume medio percepito dall’ascoltatore (anche qui ci sarebbero tantissimi approfondimenti da fare, ma prendiamo per buona questa affermazione). 

La differenza tra il suono massimo (in qualunque traccia digitale moderna che si rispetti lo 0dBFS) e quello medio percepito (l’RMS) è possibile riassumerlo con il concetto di dinamica, ossia lo “spazio” che i suoni hanno per variare di intensità. Infatti non potrai sentire nulla che supera gli 0db, ma nemmeno nulla che è sotto il volume medio che viene percepito in un dato momento (RMS).

A questo punto la domanda che sorge spontanea è: qual’ è la dinamica giusta da avere in una traccia?
Bella domanda! la risposta, purtroppo non è scientifica e varia in base a diversi fattori. E’ importante però, capirli per poter scegliere consapevolmente il livello di volume che si vuole dare alla propria traccia

La loudness war: perchè

E’ un dato di fatto che “più alto, più bello” è uno dei tranelli in cui il cervello cade facilmente. Spesso quando si sente una traccia che suona più alta ci sembra anche più bella.

Per esempio quando mettiamo un plug-in su un canale ci sembra subito che stia facendo un buon lavoro quando l’output suona più alto, senza magari renderci conto che il suono è stato rovinato e che è solo un fattore di volume percepito incrementale.

Questo fenomeno è diventato uno delle droghe dell’industria discografica degli ultimi decenni.
Infatti, nelle tre decadi precedenti (e forse qualcosa in più) il livello medio di volume, l’RMS è aumentato in modo indiscriminato, raggiungendo recentemente livelli che ai puristi del suono fanno drizzare i capelli.

 


il grafico rappresenta le diverse versioni remastered dello stesso brando (Jean Michelle Jarre -Oxygene), dal 1983 all’ultima versione del 2014. Negli anni il volume medio delle tracce è aumentato costantemente senza soluzione di continuità.

La loudness war: la storia

Sembra che tutto sia partito dal metodo di promozione radiofonica negli anni 70. In quel periodo infatti, per facilitare la promozione delle nuove tracce radiofoniche, furono inventati i PROMO REEL, nastri con tutte le ultime tracce delle varie label inviati dai radio pluggers (personaggi atti a facilitare l’inserimento nei palinsesti radiofonici dei brani) ai programmatori radiofonici delle maggiori radio USA.

Ciò che successe fu che i brani che suonavano più alti all’interno dei promo reel “uscivano dal mucchio”, attirando l’attenzione dei programmatori radiofonici anche quando il contenuto musicale risultava meno qualitativo rispetto ad altri, finendo spesso in programmazione anche quando non avrebbero meritato.

Immagine di un PROMO REEL dei primi anni 70 

Inevitabilmente, una volta intuito questo meccanismo, tutti cominciarono a voler “uscire dal mucchio” suonando più alto, attivando inevitabilmente una rincorsa senza fine.

Questo fenomeno fu aggravato successivamente dall’arrivo dei compressori digitali, in grado di fornire livelli di volume più alto (rispetto agli analogici) grazie, tra le varie caratteristiche innovative, alla possibilità di look-ahead ossia anticipare la lettura del suono in ingresso comprimendolo istantaneamente (processo impossibile nel mondo analogico dove il suono deve prima arrivare necessariamente all’effetto per far si che si attivi). Questi due fattori, insieme ovviamente a tanti altri che per semplicità di narrazione tralasciamo, hanno definitivamente innescato la guerra del volume, ossia la LOUDNESS WAR che è arrivata fino ai giorni nostri.

Ma se più alto è più bello, perché quando si parla della loudness war, lo si fa sempre con una accezione negativa? Una ragione esiste e va cercata nella natura stessa della musica.

La musica infatti è generata dalla differenza di volume tra i diversi suoni. La musica esiste grazie alternanza tra silenzi e note. Se fosse tutto suono, non ci sarebbe musica, ma solo un muro di rumore. Se fosse tutto silente, non ci sarebbe musica, ma solo silenzio. La magia avviene quando questi due mondi si mischiano con equilibrio. Semplificando si potrebbe dire che la musica esiste quando esiste la giusta dinamica.

Infatti, quando la dinamica è troppo poca (parliamo di livelli di -2/3 db di RMS rispetto agli 0db di picco), si rischia di premiare troppo il volume (che il cervello interpreta come bello) a scapito dell’alternanza, della ricchezza e della profondità dei suoni. Una canzone troppo compressa verso lo 0dBFS non lascerà spazio per sentire i dettagli, non darà la possibilità ai suoni di respirare. E’ come una stanza senza finestre, dove tutto è molto stretto. Ovvio che questo dipende anche molto dal genere che si fa. E’ più semplice spingere al limite una canzone Big Room fatta di una cassa molto lunga, un piatto e un lead spesso percussivo. Sono in totale tre suoni che riescono, anche se spinti al limite, a trovare facilmente il loro spazio vitale respirando a dovere. E’ sicuramente un compito più arduo invece, trovare questo equilibro quando si lavora con un pezzo Rock o Pop dove solitamente un arrangiamento raggiunge facilmente quaranta o cinquanta tracce (alcune arrivano anche oltre le 100), ed ogni traccia ha bisogno di spazio e dinamica per potersi esprimere.


Per misurare la dinamica del vostro pezzo è sufficiente usare un plug-in come il Brainworx TT dynamic meter e vedere quanta dinamica vi indica (Dynamic Range).

LA GIUSTA DINAMICA. A questo punto, dopo questo approfondimento, possiamo tornare con un pochino più di cognizione alla nostra domanda iniziale: qual è quindi la dinamica giusta per suonare professionale? Ossia, come faccio a suonare alto ma nel contempo profondo e dettagliato?

Facciamo subito un disclamer: in questo argomento è come sui commenti di calcio al bar, ognuno dirà sempre la sua e ognuno ha ragione. Quindi cari lettori, prendete quanto vi raccontiamo sotto come il nostro consiglio. Consiglio comunque maturato dopo aver masterizzato una quantità infinita di tracce, aver analizzato migliaia di pezzi ed esserci confrontati, virtualmente, con la conoscenza di ogni key player nel settore.

A nostro modo di vedere, una giusta dinamica professionale e adeguata allo standard dei giorni nostri, la si ottiene con un RMS tra i -5 e i -7 dB. Questo livello sonoro conferisce competitività all’ascolto comparando la vostra traccia a quelle in classifica o in radio, al giorno d’oggi, ma riesce a mantenere pulizia, profondità e dinamica sufficiente per essere un prodotto di qualità.

Ci siamo sempre chiesti se si dovesse mai dare un paramento di riferimento in un argomento come questo, in quanto personalmente siamo sempre convinti che ciò che debba decidere sempre sia unicamente il proprio orecchio. Ma lavorando con i nostri studenti ci siamo anche resi conto che spesso quando un orecchio non è molto allenato è utile avere dei parametri di riferimento sui quali lavorare.

MA NON SI PUO’ “SPINGERE DI PIU’”?

Ovvio! Come detto prima è pieno di produttori e ingegneri del suono aggressivi che vi diranno che arrivare a -2db di RMS: è giustissimo (e si vanteranno di come sono bravi ad arrivare a questo risultato); ma dall’altra parte sarà anche pieno di puristi che vi diranno che avere almeno 10db di dinamica è fondamentale per dare respiro al pezzo e farlo suonare al meglio (e si vanteranno di come i loro pezzi suonano puliti e dinamici). Voi cercate sempre di ricordare quanto segue: spingere molto il volume nella traccia la rende sicuramente più impattante nel breve periodo, ma perderà di bellezza e dettaglio, affaticando anche l’ascolto ripetuto e la longevità del pezzo nel tempo. Dare maggiore dinamica può diminuire l’attrattività iniziale, ma rende la traccia più pulita e dettagliata e soprattutto più piacevole all’ascolto, dandole una gradevolezza d’ascolto ripetuto.

Noi personalmente concordiamo (e ribadiamo è la nostra personale opinione) che i pezzi che hanno intorno ai 10 db di dinamica (tutti gli album storici anni 70/80 suonavano intorno a questa dinamica) suonano nettamente meglio, ma nello stesso tempo (purtroppo) non ci sentiamo di consigliarvi al giorno d’oggi di puntare ad una dinamica così ampia (10db per esempio). Infatti, negli ultimi anni, causa il modo di fruizione usa e getta guidato dai social e l’ascolto spesso consumato attraverso le cuffiette del telefono, si tende spesso a premiare l’impatto immediato (di volume) rispetto a alla profondità e al dettaglio del suono. Quindi la regola sopra evidenziata del -5/-7 db di RMS, ci sembra ad oggi una buona linea guida per salvare come si suol dire capra e cavoli, suonando alti, ma al contempo ancora dettagliati e profondi.

Ma come ogni storia che si rispetti c’è un colpo di scena… che cambierà le regole del gioco nuovamente, ponendo forse, definitivamente e finalmente fine alla LOUDNESS WAR e lasciando il meritato “respiro” alla musica.

SIAMO ALLA FINE DELLA LOUDNESS WAR?

Ciò che sta succedendo recentemente è che i maggiori portali di streaming a livello mondiale (SPOTIFY, APPLE MUSIC, YOUTUBE, PANDORA, DEEZER e molti altri) hanno cominciato ad applicare una politica di armonizzazione del suono. Cosa significa? I Key player dello streaming hanno deciso a quanto pare (evviva!) di premiare la qualità dell’ascolto rispetto al volume estremo e stanno applicando un RIBASSO AUTOMATICO a tutte le tracce disponibili sui loro portali portandole intorno ai -12db di RMS (Spotify ad oggi sembra, dopo diversi test, attestarsi intorno ad un -16db di RMS, Apple Music -12db di RMS, Youtube -9db di RMS).

COSA SIGNIFICA TUTTO CIO’? Significa che il vostro pezzo che in studio (o dal mastering engeneer) suona a -3db di RMS bucando i muri, una volta che viene automaticamente portato ad un volume di RMS intorno ai -12db (ripetiamo, non si può evitare è una prassi ancora non nota a molti ma ufficiale e automatica di tutti i portali!) suonerà, rispetto ad una traccia che aveva un RMS più basso del vostro, MOLTO PEGGIO! Perché? Cosa accade? Semplicissimo: alla diminuzione automatica degli RMS su tutti i brani questi suoneranno tutti con la stesso identico volume medio percepito. A questo punto la vostra traccia che in partenza aveva un RMS di -3dB (e quindi una dinamica molto schiacciata), una volta portata a -12 dB di RMS risulterà in un volume medio percepito standardizzato a tutte le altre ma in una dinamica pessima. Le traccie che prima del livellamento automatico dei volumi possedevano una dinamica maggiore invece, dopo il trattamento di abbattimento automatico di volume, suoneranno con lo stesso volume percepito della vostra, ma con molta più dinamica, dettaglio sonoro e piacevolezza d’ascolto.

COME GESTISCO TUTTO CIO’? Ci viene in aiuto un piccolo trucco che i più esperti del settore orami applicano quotidianamente quando finalizzano una traccia. Specificatamente, per capire come suonerebbe la vostra traccia dopo il RIBASSO AUTOMATICO di volume ci viene in contro la funzione SOUND CHECK di ITUNES. Infatti ITUNES, include anch’esso la funzione di ribasso del volume, ma non in forma automatica. Questa funzione entra in azione unicamente se viene attivata dall’utente dal menù opzioni. Una volta attivata questa funzione ITUNES simulerà l’algoritmo dei portali di streaming e metterà in play ogni traccia che gli date in pasto con il volume armonizzato e ribassato. In questo modo potrete testare prima di finalizzare il vostro prodotto come lo stesso suonerà rispetto a qualunque traccia da classifica una volta eliminato l’effetto differenza volume, ascoltandola come la ascolteranno gli utenti di mezzo mondo attraverso tutti i servizi di streaming (incluso youtube). Vi assicuriamo che vi renderete conto con le vostre orecchie come una traccia con dinamica maggiore suonerà 100 volte meglio di una con dinamica schiacciata una volta che la funzione SOUNDCHECK sarà attiva.

Attraverso la funzione SOUNDCHECK di ITUNES sarà possibile simulare l’abbassamento automatico di volume dei portali di streaming in modo da poter testare le proprie tracce eliminando l’effetto differenza volume

EXTRA VANTAGGIO. Inoltre, usare una dinamica maggiore (ossia un RMS più basso) aiuta la conversione attraverso i programmi di compressione digitale come per esempio gli MP3 converter. Infatti, dopo innumerevoli test è stato dimostrato che i convertitori MP3 (anche i migliori) lavorano meglio quando la dinamica è maggiore, in quanto hanno più informazioni su cui lavorare per convertire il suono. Addirittura, è stato dimostrato che per migliorare la conversione sarebbe ideale entrare in un convertitore MP3 (o similari) non a 0dBFS, ma tra -0.5dBFS e -1dBFS sempre per dare al convertitore maggiore “spazio” per convertire e non andare in “affanno”. Sembra assurdo, ma è così, infatti alleggerendo il volume massimo in entrata il convertitore MP3 avrà più facilità a definire con dettaglio i suoni, restituendo un file più definito e dettagliato. Infine per arrivare alla migliore conversione possibile, sarebbe ideale anche tagliare (non di netto ma con un leggero filtro passa basso) le alte frequenze sopra i 16.500 Khz; infatti troppe alte frequenze (che hanno onde molto fitte e veloci) risultano più difficili da interpretare per l’encoder e affaticano il convertitore. Levare una parte di alte frequenza (ripetiamo, leggeri!) aiuta ad ottenere una conversione delle basse frequenze migliore. Quindi anche in questo caso sembra che alla fine, diminuire un minimo il volume massimo e le informazioni sonore, paghi in termini di ascolto e potenza finale!

Il consiglio che ti diamo quindi è che forse, alla luce di tutto ciò che abbiamo appena descritto, non è tanto la caccia all’ultimo decibel che ti deve guidare, ma la scrittura di qualcosa che sia davvero unico e che inviti gli ascoltatori a dedicarti il loro tempo. Infatti, se i vari distributori musicali continueranno con questa politica dell’abbattimento automatico del volume, non dovremo più guardare se un meter ci dice -2db o -3db di RMS, ma potremo finalmente chiudere una traccia quando suona semplicemente interessante, pulita e dinamica alle nostre orecchie. Perché cosa è la musica se non qualcosa che deve semplicemente emozionare ed essere piacevole da ascoltare?

E se vuoi un po’ di volume… vai… dai “pompa” quest’impianto! Altrimenti cosa ce li hanno messi a fare i comandi del volume?

Alex Tripi
Nello Greco
The ReLOUD

 

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